La pazienza non può essere coltivata nell’isolamento

Leggevo “L’arte di essere pazienti” del Dalai Lama questo concetto, c’era anche un aneddoto: per diventare pazienti e migliorarsi su questo aspetto, non si può pensare di vivere in isolamento.

La meditazione è importante, ma per certi aspetti, la crescita personale ha bisogno di sperimentare e la sperimentazione implica spesso l’interazione.

La pazienza non è una di quelle cose che si imparano sui libri. Si può da soli aumentare la propria consapevolezza, comprendere le ragioni della pazienza, capire la nostra connessione con gli altri, con l’Universo e con il proprio interiore, ma poi per diventare veramente pazienti, per migliorarsi, per riuscire a contenere i nostri sempre possibili scatti d’ira, dobbiamo aver modo di provare.

Così, se da un lato ci serve meditare per prevenire, ci serve poi vivere per sperimentare e verificare.

Il concetto è semplice e spiega come mai a volte scattiamo, quando in realtà pensiamo di aver vinto da tempo questa battaglia. La realtà è che credevamo di averla vinta, ma non l’abbiamo mai sperimentato o l’abbiamo sperimentato poco.

Per dirla in altri termini, sappiamo di averla vinta quando dimostriamo più e più volte di aver pazienza nelle situazioni in cui è richiesta.

Finché non ho bisogno di essere paziente e son capace di esserlo, non posso dire di essere paziente.

Il che ci porta ad un altro concetto, fuori tema, ma per chiudere in bellezza. Ringraziate chi vi “perdere la pazienza”, perché vi sta dando modo di fare esercizio. Sarà grazie a lui che svilupperete la vostra capacità 🙂

Me ne torno al lavoro

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