Nella terra del lungo sonno

Davanti a me e tutto attorno un panorama spettrale. Tutto è scuro ed il terreno è tormentato da ripidi innalzamenti che danno all’ambiente l’aspetto di un enorme canyon.

Nel cielo due enormi lune si inseguono mentre la terza scompare dietro a tetre rovine di grattacieli lontani. Nessuna luminosità è diffusa dalle lune e solo un sottile fascio proiettato dalla mia torcia squarcia l’aria davanti a me senza riuscire ad illuminare alcunché ed anzi rendendo il tutto ancora più contrastato.

Dove sono?

Ho lasciato casa mia da poco più di un’ora, o almeno questo mi pare, e senza sapere che strada ho percorso, mi trovo in questo luogo colmo di ansia. Il silenzio è totale.

Il mio sguardo non trova nessuna compagnia e la mia mente si ritira quasi a proteggersi da qualcosa che non vedo e non conosco. C’è qualcosa attorno a me? Cosa temo?

Tento di muovermi, ma avanzando mi pare di restar fermo. L’ambiente è così vuoto di vita che lo spostarmi non muta la condizione di solitudine. Sembra un incubo.

Mi ricordo quando da giovane dalla stazione di Varese andavo a piedi a casa a notte fonda superando alcuni tratti in mezzo ad un boschetto. Mi costringevo a non girarmi. Qui girarsi non serve. Dietro è come davanti.

Mi sento stranamente accaldato anche se tutto attorno a me è freddo. Il cuore mi batte forte e sento che solo la mia volontà mi tiene lucido.

Improvvisamente una luce rischiara la landa. I miei occhi si aprono e mi ritrovo nel mio letto. Dalla terra del lungo sonno, i dormienti mi salutano in attesa del prossimo viaggio.

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