Ho impiegato un po’ a mettere assieme un po’ di storia di un edificio che vedevo spesso in piazza a Montagnana, sto parlando di quello che ho scoperto essere stato il Monte di Pietà.
Inizio subito ringraziando Antonio Borin, perché è nel suo libro “Note di storia montagnanese” che ho trovato la maggior parte delle informazioni che vi riporto.
Premessa: in realtà il Monte di Pietà ebbe molte sedi, di cui tre in periodi successivi, quelle che oggi chiameremmo “sede centrale”, più altri edifici a volte in proprietà, a volte affittate, a volte concesse. Come mai? Beh, molti dei pegni erano voluminosi, esempio raccolti di grano, non erano solo gioielli, come avviene oggi, che occuperebbero poco spazio. All’epoca in pegno si dava qualunque cosa, persino una carrozza o un armadio importante o strumenti di lavoro o armi e corazze, ecc. Al Monte serviva spazio, per conservare queste cose.
Della prima sede non si sa nulla, complice anche un incendio che nel 1593 distrusse tutti gli archivi della Comunità (circa quella che oggi chiameremmo Comune). Mettendo invece assieme ciò che è presente in verbali, statuti, atti di compravendita, atti notarili, ecc, gli storici sono riusciti a trovare quello che qui io vi riepilogo, mooooolto sommariamente. Leggete il libro che vi ho citato, lo trovate nella Biblioteca Comunale Prof. Francesco Gambarin della nostra città (già, non è un paese, amministrativamente è una città).
Il 17 maggio 1497 il doge Agostino Barbarigo approva lo statuto del Monte di Pietà, operativo però già da qualche anno. Sembrano solo pochi secoli fa, ma va tenuto presente che all’epoca di Istituti simili in Italia ce n’erano poco e nulla! Bisognava andare in qualche grande città, per trovarne uno e non molto più antico. C’erano gli usurai, questo sì, ma è cosa ben diversa. Podestà, in quegli anni, era Bernardo Balbi. Tutto ciò è storia ed è documentato negli archivi di cui trovate bibliografia nel libro citato.
Il Monte nacque per contrastare la miseria dilagante dei cittadini e proprio l’usura notevole del periodo. Pare strano, ma c’era umanità in qualcuno, il Monte non nasceva con gli obiettivi che oggi avrebbe una banca, ma con l’intento di aiutare, con poco o nulla profitto.
Un tributo mi pare giusto riconoscerlo a fra Bernardino da Feltre, che il 24 giugno 1494 venne a predicare in piazza contro l’usura. La predica fu fortemente contrastata dal contemporaneo podestà Cristofaro Duodo e dai Veneziani di allora, che non vedevano di buon occhio che si parlasse male dell’usura e degli usurai.
La data esatta di fondazione del Monte non si conosce, ma si sa che fu dopo questa predica e prima del 1539, anno in cui con un atto depositato riceve in eredità il palazzo nella prima foto. Aveva dei legati, Antonio Borin usa nel suo libro il termine “livello”, ossia degli impegni o vincoli da rispettare. Si conosce il fatto che dovesse a Pier Paolo Orlando 10 Lire all’anno per tutto il resto della sua vita.
Oggi questo edificio è privato, al piano terreno vi è un bar, il Dehor, in cui vado spesso a bere il caffè. Non ha un suo sito ufficiale, ma con una ricerca trovate facilmente i suoi profili social.
Si comincia, all’epoca, a scrivere sui documenti ufficiali del Monte Vecchio, o di San Francesco, perché l’istituto ha una nuova sede anche contemporanea, che viene chiamata, per distinguerla, Monte del Duomo.
In foto vedete la sua facciata nel 1767. Due cose che non si vedono: non era un edificio ma due, si nota ancora oggi nel retro; fu voluta una facciata unica per questione di stile ed immagine.
Questa sede non nacque con una sola operazione e relativo atto, ma fu un susseguirsi, in un secolo, di riscatti di livelli, acquisizioni e trasformazioni contrattuali.
Nel 1912 al piano terreno una ristrutturazione trasforma due vetrine nelle attuali quattro, resta invece inalterata la porta centrale.
Alla caduta di Venezia, sotto i Francesi (… e lasciamo perdere), il 21 dicembre 1807 il Monte di Pietà viene soppresso e le sue gestioni passano sotto la Congregazione di Carità. Il 9 luglio 1819 gli Austriaci lo rendono nuovamente indipendente.
Per inciso, pur con qualche angheria, gli Austriaci erano comunque “dominatori” stranieri, tutto quel periodo fu meno terribile di quanto si creda e comunque migliore del periodo francese e, secondo taluni, del successivo sotto il Regno d’Italia (e speriamo che non mi si accusi di apologia di reato).
Ad ogni modo, il 22 febbraio 1879, il Monte ha un nuovo e più moderno Statuto. Oltre a cambiamenti amministrativi, questo Statuto tentava di combattere la corruzione, il cattivo utilizzo dei beni e il fatto che usurai chiedessero a prestito soldi per poi darli a cittadini ad interesse decisamente più alto. Si tentava, in sostanza, di riportare il Monte al suo obiettivo originale, di essere un istituto umano che aiutasse e non depredasse i cittadini bisognosi.
Purtroppo il Monte di Pietà nel vicino 1983 fu definitivamente chiuso, secondo Antonio Borin con “… colpevole da parte dei Montagnanesi, lasciar languire il nostro Monte…”, anche perché il privato istituto degli Ebrei funzionava invece benissimo.
Nota curiosa, Padova e Venezia intervennero sempre per aiutare il Monte, in molti modi, anche punendo illeciti e di tutto ciò esistono i relativi documenti. Gli illeciti, ruberie, approfittamenti, erano per lo più perpetrati proprio da cittadini della città!
Chiudo con la foto dell’ultima sede del Monte di Pietà, ad oggi sito di negozi ed attività commerciali e professionali.