Lucius da Mediolanum, di nonno spagnolo, il nobile Del Re, e madre teutonica, da quest’ultima ereditò i sui geni che lo rendevano strano agli occhi di tutti.
Amante delle scienze e delle genti, in giovinezza e matura età passò tra i popoli del continente, sempre trovando motivi di studio e di passione.
Sulle calde rive del fiume della vita nella terra degli antichi faraoni, un giorno tra i rami dei papiri un rospo lo interpellò: “Sono triste, mi abbracceresti anche se non mi trasformerò in una principessa?”
Lucius lo prese tra le mani e lo strinse per qualche istante a sé, deponendolo poi lentamente su una foglia di loto.
Salutò timidamente e si girò per riprendere la via e i suoi pensieri attorno ai corpuscoli invisibili che costituiscono la materia.
Una luce improvvisa, il rospo si era trasformato in un’anziana ma gradevole signora, dalle ricche vesti damascate e dai capelli lucidi di profumi reali.
“Mi hai abbracciata senza speranza, Lucius, posso fare per te qualunque cosa mi chiederai”.
“Voglio la felicità delle persone che amo!” rispose immediatamente lui senza riflettere un solo istante.
“Sia!” disse semplicemente lei, mentre sorridendo spariva.
Lucius poche ore dopo non ci penso più e raramente la sua mente tornò a quel giorno, negli anni di pellegrinaggi successivi.
Chi però stava vicino a lui, anche per poco tempo, si accorgeva della sua calma e della sua sommessa energia, sempre gentilmente dispensata a chi ne avesse bisogno. Quasi di riflesso, chi se ne accorgeva restava contagiato dalla sua serenità.
Da un altro Universo l’anziana fata ogni tanto lo osservava e un giorno decise che era giunto il momento di fare un regalo anche a lui.
Qualche tempo dopo, camminando col suo fido cavallo e la borsa perennemente a tracolla, Lucius fece uno strano incontro.
Lei, una principessa di antica famiglia celtica e tramite una bisavola anche con origini patrizie spagnole, lo incrociò con la sua strana carrozza grigia, trainata da tre cavalli, Giulietta, Alfa e Romeo.
“Che strano uomo che sei” gli disse lei, guardandolo con occhi marroni da cerbiatto.
Lui la guardò intensamente. Lei non distolse gli occhi.
L’anziana fata, dopo tanti anni li trasformò in una stella doppia, perché quell’incrocio di sguardi non avesse più ad interrompersi.