Quando ero piccolo, in estate Tonnarella si riempiva di persone. Iniziavano ad arrivare il 15 di giugno, se ne andavano spesso a metà settembre. Quasi tutte queste persone erano familiari di chi era emigrato in altre regioni per lavoro. Tipicamente Milano, Torino, Bologna, Roma.
Qualcuno arrivava da lontano, Australia, Argentina, Stati Uniti, e quasi sempre restava definitivamente. Erano famiglie emigrate ad inizio secolo, che tornavano prese da nostalgia. Avevano messo assieme un piccolo capitale e si facevano la casa in paese. Tra queste persone ancora ho amici con cui ho frequentato le elementari e le medie.
Passò il tempo, me ne andai da Tonnarella che avevo 14 anni, quando mio padre tornando dalla Svizzera ci portò a Varese. Avevo vissuto in questo paesino della costa tirrenica dai 6 ai 14 appunto.
Qualcosa cambiò.
Tonnarella si riempiva comunque d’estate, ma le motivazioni erano diverse ed erano diverse le tempistiche. Le persone erano più che altro vacanzieri di un mese, luglio e agosto tutto era pieno, ma nessuno stava tutta la stagione.
Tra queste persone, c’ero anch’io, che per un decennio continuai a tornare a Tonnarella tutte le estati.
Poi smisi.
Oggi sono a Tonnarella, dopo quasi 10 anni che non ci tornavo più (e prima erano passati quasi cinque dal mio viaggio precedente).
Ho 60 anni, sono tra quelli che tornano sporadicamente, come quelle persone che da piccolo vedevo tornare ogni tanto. I ruoli si sono invertiti.
La foto in apertura era la casa in cui vivevo a dieci anni, con mia nonna a cui ero stato affidato. Praticamente è quasi com’era quando me ne andai.
Oggi mi sembra incredibile che io ci abbia vissuto. Eppure era proprio così o quasi.
Dietro la finestra c’era il salotto in cui dormivo io, in un letto che aprivo e chiudevo ogni giorno, la macchina da cucire Singer a pedale, un divano parecchio più vecchio di me.
La vita va avanti, i ricordi restano, dico sempre che arriverò a 141 anni, chissà quante cose vedrò ancora sparire.