C’è qualcosa di meditativo in questa città, che io ho vissuto proprio così, con la testa un po’ per aria, mente spenta, gli occhi sui tanti angoli che Portogruaro ha sul suo tratto del fiume Lemene. Un bel giorno a gennaio, forse con qualche grado in meno di ciò che avrei voluto, ma col Calore di un’inattesa visita che si è trasformata in una chiacchierata con me stesso. Il più bel viaggio al mondo.
Angoli di acqua, ovviamente, veri quadri naturali di un pittore che è Dio, che nel suo tempo libero ha voluto esprimere così la sua vena artistica, disegnando per noi suoi figli quelle opere che ti scaldano il cuore e ti riempiono gli occhi.
Mi ha stupito trovare di tutto, una varietà che già di per sé è ricchezza, in una città che offre stupendi palazzi, belle piazze, storia ed archeologia e che non paga di ciò, ha voluto aggiungere anche micro paesaggi che sarebbero bastati da soli a meritare una visita.
Come al solito l’Universo mi ama, lo dico sempre, così io mi sono ritrovato anche un bellissimo cielo, terso e cristallino, a far da contrappasso allo specchio dell’acqua. Bellissimo il fiume Lemene, altrettanto bello il cielo che lo guarda dall’alto, due gemelli che in vari punti si toccano quasi fondendosi uno nell’altro.
Calma e movimento. Già, la varietà si esprime anche in questo, in angoli in cui il fiume forma delle piccole cascate per via delle chiuse di un mulino, mentre in altri diventa il sonnolento vagare nello spazio tra due palazzi. Non basterebbero tre foto, una al palazzo di destra, una a quello di sinistra ed una al Lemene. Portogruaro è opportunità.
Io non dipingo, ma nel mio DNA ho i geni di bravissimi pittori che tra i miei antenati hanno fatto delle belle cose. Ovvio che il mio occhio si fermi e si bei di questo, di un pigro sentiero, della sua solitaria panchina, con la vista di una piazza dall’altra parte. A volte amo studiare le genti, altre volte studio le loro opere.
Certo, perché qui la bellezza del fiume è stata anche voluta da chi lo ha in qualche modo incanalato, quasi con sapienza, costruendovi attorno ville e dimore che mostrano come qualcuno nei secoli passati abbia saputo vivere, scegliendo il meglio per sé ed i propri cari, sopportando qualche disagio, pur ascendere al superiore.
Qui c’è Luce e c’è luce, la prima è quella sottile Energia che attraverso gli anni ti arriva nel tempo. L’acqua, i mattoni, gli alberi, il legname, i tetti, sono testimonianze di un vissuto che lascia la sua traccia in Vibrazioni che senti sulla pelle e nel tuo interiore, che scatenano emozioni e che a volte richiamano ricordi delle tue vite passate.
Vado per ponti e il viaggio potrebbe non aver fine. Non è la meta il bello del viaggio, disse qualcuno anni fa, è il viaggio in sé ad essere il bello del viaggiare. L’andare, il guardare, lo specchiarsi, il notare un pesciolino e un papiro che emerge. No, a Portogruaro il papiro non c’è, ma non mi stupirei se ci fosse, nonostante la temperatura. Tutto è possibile in città come queste.
I Greci avevano la capacità di scegliersi luoghi bellissimi dove edificare le proprie città e mi ritengo fortunato per averne potuto visitare parecchie. Anche altri popoli hanno avuto questa capacità, anche se purtroppo non sempre le vestigia ci sono rimaste. Ai Greci ed a questa loro capacità, penso visitando Portogruaro. Città di un popolo che ha saputo.
Mi hanno appena chiesto “Come si può modulare la propria cucina sulle persone?” e la mia risposta è stata “Come si modula? Aprendo la mente, studiando, conoscendo persone, parlando, viaggiando, stando in mezzo ai clienti”. Ecco, anche visitando luoghi come questa città, che sicuramente mi resterà dentro e mi stimolerà in futuro.