Ho la casa piena di libri sull’Egitto e conosco la cronologia dei principali faraoni egiziani, ma una cosa è leggerne le gesta, diverso è visitare le terre che li hanno visti protagonisti.
Già sorvolandolo, l’Egitto, comprendi come questo sia un paese nel quale la forza si esprime sin dai colori. Pochi, forti ed intensi. Sabbia, terre e montagne rossastre, cielo di un blu intenso e un verde vivo che attraversa il tutto in corrispondenza del Nilo.
Nell’ancora splendida Tebe dalle cento porte, Karnak e gli altri templi si ergono nella loro maestosità e rendono evidente che solo un paese simile poteva produrre queste opere. La loro integrazione tra forme, materiali e contesto è totale, forte e potente.
Anche a distanza di migliaia di anni, restando di fronte al tempio di Hatshepsut si resta sconvolti dall’ampiezza dell’opera, dal disegno enorme e dalla forza di un carattere capace di sostenere per decine di anni un simile progetto.
La vita si vede in mille dettagli in Egitto ed anche se a prima vista ti accoglie l’arido del deserto, i mille particolari dei disegni antichi, i colori delicatissimi e vividi a distanza di migliaia di anni e la forza che si sprigiona dai monumenti ti tolgono ogni residua idea sul fatto che la vita sia assente.
Una vita che lotta per riuscire nel suo intento e che porta piccoli paesi a vivere di notte per meglio superare il calore diurno.
Tornare in Egitto è per me una ricarica d’energia. È come se la forza resasi necessaria alle migliaia di persone che costruirono quei monumenti, vi fosse stata accumulata per essere liberata man mano a chi li osserva.
Mi piacciono i pesci rossi ed anche i coralli sono stupendi, ma io non riesco a pensare a essi quando penso all’Egitto. Mi tornano in mente solo il rosso della sabbia, il blu del cielo e il verde attorno al Nilo, aspettando il prossimo viaggio.