Molti anni fa, due bambini trascorrevano la loro infanzia in un orfanotrofio, un vecchio edificio reso disponibile da un benefattore, che raccoglieva molti piccoli ospiti che non avevano una loro famiglia e dove la vita scorreva lentamente tra i giochi organizzati dai volontari del servizio e le lezioni impartite dai maestri privati che lavoravano per l’Istituto.
I due bambini spesso si annoiavano e nella loro continua ricerca di cose nuove, esploravano il vecchio palazzo alla ricerca di camere segrete e passaggi sotterranei in cui vivere le loro avventure.
Fu così che un giorno scoprirono una soffitta piena di cose misteriose ed interessanti. Vi erano armadi dall’aspetto secolare colmi di vecchi libri con le pagine gialle, contenitori con giocattoli rotti, stoviglie consunte, scatoloni pieni di vestiti messi alla rinfusa e, davanti ad una piccola porta, una carriola arrugginita.
I bambini cominciarono ad andarvi ogni sera, dopo pranzo, invece che passare gli ultimi momenti della giornata assieme agli altri.
Si divertivano ad inventare un gioco sempre diverso usando volta per volta tutto quello che il generoso solaio forniva. Erano momenti di felicità che facevano loro dimenticare la vita triste che trascorrevano nell’orfanotrofio. Per qualche minuto riuscivano anche a scordare il loro costante desiderio di andare via da lì.
Il loro sogno, di cui spesso parlavano, era trovare un’isola dove trascorrere una vita avventurosa all’aria aperta, in mezzo ad una foresta con tanti animali.
Una sera, notarono la carriola davanti alla porticina. Per qualche motivo sembrò loro meno vecchia e malmessa del primo giorno e con un aspetto quasi invitante. Si accovacciarono entrambi sulla carriola facendo finta d’essere i conducenti di un treno misterioso.
Improvvisamente la carriola tremò. I due bambini si guardarono attorno e videro che la porticina vicina si stava aprendo. La carriola si mise in lento movimento ed oltrepassò la soglia, lasciando vedere un cunicolo, illuminato da una leggera luce.
La carriola percorse tutto il cunicolo in un viaggio che durò molti minuti, sino ad una luce che sembrava la meta finale.
I bambini aspettavano con curiosità di vedere cosa vi fosse alla fine e quello che trovarono li riempì di felicità: un paese bellissimo con un grande fiume, molte montagne altissime e vari villaggi pieni di persone che si muovevano nelle faccende giornaliere.
Il verde della vegetazione, il bianco delle cime innevate, l’azzurro del cielo ed il rosso della terra erano i colori dominanti e loro immaginavano già le prossime avventure.
Il cunicolo si chiuse e i bambini, con gioia, capirono che il passato in orfanotrofio era finito ed una nuova vita si poneva davanti a loro.
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Epilogo
Non sono mai stato capace di inventare favole e quando i miei nipotini mi chiesero di raccontarne una mentre stavano sotto le coperte, mi sentii smarrito.
Decisi che la cosa migliore fosse raccontare un fatto vero: come ero arrivato, da bambino, in questo paese dove sono diventato un vecchio felice. L’orfanotrofio è ormai un ricordo sbiadito, ma penso sempre a quella soffitta ed a quella carriola che mi portò qui.
Fradefra