“Buongiorno, mia principessa, sono Silente. È ora d’alzarsi.” gli dissi piano al telefono. Lei, il giorno prima, mi aveva chiesto d’essere svegliata alle 8.30 ed io, che non sapevo ancora cosa fosse il telefono, m’ero procurato un comunicatore spazio-tempo e lo avevo interfacciato col suo apparecchio mediante quell’antica formula che un mio antenato mi aveva tramandato.
Si era da poco diplomata “maga” con accreditamento della JC, nobile e secolare organizzazione che sorvegliava la qualità degli incantesimi e cure, ed aveva deciso di trascorre tutta la notte con me.
Io avevo qualche ora di lavoro da fare. Alcune analisi mi aspettavano per poi compilare le ricette che i laboratori avrebbero usato per preparare misteriosi intrugli per clienti facoltosi. Mi recai nel mio studio privato dove sul banco alchemico mi aspettavano le mie ampolle e un paio di Bunsen d’ottone scurito dall’uso. Il tempo scorreva lento ed i miei pensieri erano concentrati su di lei.
Ci saremmo visti all’imbrunire per recarci nel nostro nido. Lo avevo scelto con cura e allo stesso modo avevo dedicato attenzione al desko serale. Tutto era pronto.
Arrivò puntuale come sempre (ehm… quasi puntuale). Era bellissima. Ogni volta che la vedevo, e mi succede ancora oggi, mi chiedevo perché lei accettasse di confondere il suo splendore con un tetro mago come me. Un tenero bacio e c’incamminammo per le scure vie della città.
Dall’alto dei nobili palazzi del centro, gli animali notturni ci guardavano coi loro grandi occhi colorati. I gialli lampioni illuminavano la strada con una calda luce che invitava a passeggiare mano nella mano. Sui bordi delle strade, le vetrine delle osterie mostravano le facce divertite degli avventori che brindavano in allegria dopo aver concluso la loro giornata lavorativa.
Entrammo nel locale del ristoratore col quale mi ero accordato. Ci aspettava un piatto di carne esotica con contorni speziati e misteriosi. Niente magia a tavola, per favore. Solo cucina tradizionale. Mangiammo di gusto sentendo un po’ di musica e godendo del semplice guardarci in viso.
Ci aspettavano gli amici per il dopo cena che lei aveva organizzato per festeggiare il diploma. Fu una cosa velocissima. Dopo pochi scambi di bicchieri, lei volle andar via per restare sola con me. “Ce ne andiamo?” mi chiese guardandomi negli occhi, con una strana luce sul viso. Non me lo feci ripetere due volte e ci avviamo per trascorrere la notte.
Siamo maghi entrambi e, quindi, ci divertimmo moltissimo, nelle ore successive. Ma questa è materia delicata e riservata…
Silente