…e non solo. È proprio brutta e tetra.
Ogni volta che dalla mia finestra guardo i palazzi di fronte mi assale lo sconforto.
Tutto è scuro per lo smog che annerisce le mura dei piani bassi. I tetti sono vecchi e malmessi. Tra gli alberi senza foglie, il viale è percorso da un fiume che si snoda con cattivi odori di gomma e olio bruciato.
Un cane tira il suo padrone verso un portone vicino che lo attira.
Il sole, oscurato dalla foschia del giorno maleodorante, sta per coricarsi. Lo osservo malinconico ed il mio sguardo si ferma ai comignoli sui tetti.
In mezzo alle antenne desolate del quadro naif, il fumo esce ad indicare che poco più in basso un camino riscalda due bimbi e la loro mamma.
C’è vita in quella casa. Come non vederla tra le tende? E come non notare nell’appartamento vicino un salotto dalle mura gialle irradiato dalla calda luce di un’alogena che evidenzia una greca rossa disegnata al bordo del soffitto?
Sono tante le finestre illuminate. Ognuna ha un colore diverso, una famiglia ed una vita da raccontare a chi sa leggerle.
Il palazzo diventa un antico contenitore di gemme preziose: i sorrisi dei bambini che in questo stesso istante fanno festa al papà che rientra. C’è un’allegra spensieratezza e un dolce trambusto di scarpe nascoste per fare uno scherzo. La musica esce dalla finestra vicina.
C’è vita in questa città, e la vita è bella.