La sveglia suonò alle cinque del mattino. Fuori era ancora buio.
Franch appena sveglio si alzò ed uscì dal letto. Dal piumino spuntavano la testa ed un braccio di Frog, protesa verso il punto dove sino a qualche secondo prima c’era lui. Il suo viso era disteso in un sonno tranquillo ed il suo corpo, che Franch sapeva nudo, si immaginava per le forme delle lenzuola.
Franch si girò ed andò verso il bagno. Se si fosse fermato ancora a guardarla sarebbe stato vinto dalla tentazione di tornare nel suo abbraccio.
Da qualche settimana Frog si era trasferita nel suo appartamento. Tutto era successo casualmente, senza che si fosse programmato, anzi. L’idea iniziale era che la relazione sarebbe continuata in due case separate. Poi il desiderio di restare assieme aveva vinto entrambi e si erano trovati a dormire assieme tutte le notti.
Lei si era divertita i primi giorni a cambiare la disposizione di tutto quello che c’era in casa! Lui l’aveva lasciata fare perché in fondo lei era brava e ricambiava i piccoli divertenti dispetti con moltissima attenzione nei suoi confronti.
Uscendo dal bagno le diede un’altra occhiata di sfuggita. Lei si era mossa e completamente scoperta, il viso affondato nel cuscino, un braccio sopra la testa e l’altro verso il bordo del letto. Delle lunghe gambe, una era leggermente spinta verso l’alto e piegata in modo da toccare con il piede il polpaccio dell’altra. I glutei nudi sembrano chiamarlo…
Ancora una volta dovette tenere a freno il suo desiderio di lei. Aveva quella brutta faccenda da sistemare e gli altri Capi Famiglia erano in attesa. Scese di corsa mandando a Frog un bacio col pensiero.
In strada lo aspettavano i quattro della sua guardia personale, mani in tasca e pistole nelle fondine. La macchina col motore al minimo era già pronta a partire.
“Rocco” – disse – “Tu resta qui a proteggerla e non farti vedere per nessun motivo. Quella è capace di spennarci tutti e due, se si accorge che gli stai dietro!”
“Ok, capo.” – rispose uno dei quattro.
Rocco era il suo più fidato soldato. Intelligente, se c’era necessità poteva anche prendere qualche decisione da solo. Era discreto e sapeva seguire qualcuno senza che questo se ne accorgesse. Franch lo usava proprio perché se Frog si fosse accorta che lui la faceva proteggere sarebbe andata su tutte le furie. Ci teneva molto alla sua autonomia.
Purtroppo con la guerra in corso tra le bande, lei era un suo punto debole e qualcuno poteva pensare di farle del male per colpire lui. Franch questo non poteva permetterlo, anche a rischio di andare in bianco per sei mesi, come spesso lei minacciava dispettosamente.
Entrò in macchina sedendosi sui sedili posteriori. Gli altri si sistemarono davanti e nell’altra macchina. Si mossero lentamente per non destare l’attenzione, avviandosi verso l’appuntamento.
Franch non aveva voglia di parlare. Era assorto nei suoi pensieri ed i suoi uomini sapevano che era pericoloso disturbarlo in quei momenti. Lui pensava al fine settimana che aveva progettato con Frog.
Questa era una delle cose che non poteva raccontare a nessuno. Gli uomini delle Famiglie avrebbero pensato che si era rammollito, se avessero saputo che pensava a Frog invece che al lavoro. Per fortuna lui era capace di fare quanto doveva senza esservi troppo impegnato mentalmente. Aveva imparato a godersi un po’ la vita, cosa che gli altri non sapevano ancora fare. Non avevano capito che il lavoro doveva servire a vivere e non sostituire la vita stessa.
Erano brutti periodi. Per mantenere il suo potere era costretto a dare un’impressione di sé che cominciava a non piacergli più. Era stufo del fatto che tutti temessero solo la sua mitraglietta. Purtroppo nell’ambiente funzionava così e lui era abbastanza intelligente da capire che gli altri non gli avrebbero consentito cambiamenti di stile, atteggiamento o pensiero.
Superarono l’incrocio di Turati Street (“chissà chi era, sto Turati” – pensava ogni tanto) e si ritrasse dai suoi pensieri. Il CdA delle Famiglie stava per iniziare e lui ne era il capo. Si mise in testa il Borsalino regalo di Frog, controllò che le sue guardie fossero armate in modo discreto ed entrò nel palazzo del Consiglio.
Mettendosi le mani in tasca, si accorse di avere un bigliettino. “Torna a casa presto, stasera…Ti voglio! Frog“.
Doveva avergli messo il biglietto in tasca mentre lui faceva la doccia. Ecco perché si era mossa. Quella sgrinfia sapeva quello che voleva e sapeva come ottenerlo. … e soprattutto conosceva bene Franch Lanetta.
“Ok, fratelli, iniziamo?” – iniziò Franch – “Costiamo un sacco di soldi alle nostre rispettive Famiglie e non possiamo star qui troppo. Propongo, quindi, di finire entro le quattro di questo pomeriggio…“