“Ma per chi intraprende cose belle, è bello anche soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi.”
Platone – Fedro, 274-B
Da qualche giorno ho finito di leggere questo libro, giustamente considerato capolavoro della letteratura filosofica greca e mi trovo a riflettere sulla frase che più mi ha colpito e che scrupolosamente, come faccio di solito, mi sono segnato su un foglio. Il foglio lo perderò, prima o poi, e quindi ho deciso di usare il blog della mia amica Medusina per tener traccia di questi miei pensieri.
Torniamo, comunque, alla potente frase che Platone mette in bocca a Socrate.
La prima cosa che m’è venuta in mente leggendola, è che la sofferenza è una prova del fatto che siamo vivi. Chi soffre sta vivendo ed ha garanzia di ciò. Nella mia esperienza, a tutti i momenti più belli della mia vita ho legato un periodo di sofferenza, a volte poco prima, a volte poco dopo. E’ una costante, questa cosa. Può sembrare strano ma non riesco a trovare cose veramente belle che non siano circondate, in qualche modo, da un po’ di sofferenza.
Concordo con il suo significato letterale. Soffrire per qualcosa di bello è a sua volta bello. Si potrebbe pensare che fare qualcosa di bello senza soffrire sia meglio e probabilmente ciò è vero ma spesso accettiamo di intraprendere un cammino che sappiamo ci porterà sofferenza solo perché il fine lo giustifica.
Colgo anche un altro messaggio. Se stai facendo qualcosa di bello (kalos kai agathos, secondo i Greci), ti sarà più facile accettarne il dolore che ne potrebbe derivare e le relative conseguenze dirette su di te. C’è una notevole implicazione in ciò e probabilmente il martire sulla croce può comprenderlo molto meglio di me, che martire certo non sono.
Mi capita di sovente che qualcuno mi chieda “Come stai?” ed alla mia occasionale risposta “Male” ribatta con un “Sai solo tu come fai a non far trasparire nulla e tirare dritto per la tua strada. Io non ci riuscirei.”. La risposta che normalmente do è molto vicina a quanto detto da Socrate. La frase mi piace anche per questo. Rappresenta un mio modo di pensare per il quale se soffro per una cosa che ho scelto, ho desiderato o ho accettato, il mio spirito è complessivamente positivo, pur se offuscato da “pezzi” di sofferenza sparsi nella mia mente.
In fondo, anche il topo che buca un angolo della zanzariera per uscire dalla sua casa-gabbia sta soffrendo ma è felice di farlo se poi conquista la libertà.
Fradefra
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A tutti auguro di soffrire, se questo è un mezzo per essere felici. A tutti auguro d’avere sempre il proprio buco nella zanzariera per poter uscire un momento a prendere una boccata d’aria ed energia vitale.