La prima volta che venni a Lonigo, era il 2001, ci venni inconsapevole di ciò che avrei provato. Partii da Milano convinto di andare in un paesino sperduto di cui non avrei ricordato neppure il nome, invece appena arrivato, anzi, già alle porte, mi resi conto che qualcosa di magico era successo.
No scorderò mai l’impressione. Mano a mano che mi avvicinavo, sentivo che questa città mi piaceva. Tutto quello che vedevo mi piaceva, dalle colline alla vegetazione, dai palazzi antichi alle ambientazioni stradali.
Dopo anni, il 2007, per una serie incredibile di circostanze, ci sono venuto ad abitare. Oggi vivo a Orgiano, pochi chilometri, ma sono tutto il giorno a Lonigo ed anche la sera, tanto che mi considero più leoniceno che orgianese.
Di Lonigo so tutto, credo di essere tra i pochissimi che potrebbero recitare la storia di ogni palazzo o quasi, conosco i nomi di tutte le famiglie che dal 910 hanno fatto la vita della città (e dei dintorni). Potrei girare ad occhi chiusi senza sbagliare un marciapiedi o finire contro un muro.
A Lonigo ci sto come se ci avessi vissuto da sempre. Mi trovo bene nei bar a guardare la gente che passa (cosa che non ho mai fatto in altre città). Sono sereno, mi sento a casa, ogni pietra mi è familiare.
Con tutto questo non voglio dire che non ci siano altre città che mi piacciano, ma Lonigo è speciale. Come Milano, come Treviso, come Lecce, come Manhattan. Città in cui mi sento a casa.
Ho riflettuto molto, negli anni, sul perché di tutto ciò e la mia risposta aveva qualche riserva. Riserva che da qualche anno è sparita e che ora mi sento di sciogliere definitivamente.
A Lonigo mi sento come a casa, perché sono a casa. Ne sono sicuro. In varie vite, neppure una sola, a Lonigo ho già vissuto. Probabilmente con più ruoli, probabilmente sia come uomo sia come donna. Forse addirittura da extraterrestre, perché a volte ci colgo aspetti che i leoniceni stessi non colgono.
E spero di tornare ancora a viverci in una delle mie prossime vite.