La strada che vedo è stretta, tortuosa, buia e piena di buche e macerie.
Sento un senso di oppressione che fatico a spiegare. So che devo proseguire, ma il mio cervello non vuol dare l’ordine ai miei muscoli, e comunque temo che questi si rifiuterebbero.
Mi fermo.
Mi siedo a terra a gambe incrociate, sgombro la mente da ogni pensiero e consento all’energia che c’è attorno a me di confluire nel mio corpo.
Mi rilasso sempre di più, il mio corpo sembra diventare leggero, mi pare quasi di staccarmi dal suolo, anche se sento in un angolo lontano della mia coscienza il freddo dell’asfalto.
Qualcosa sta cambiando.
La strada mi sembra più larga di quanto non fosse prima, dal cielo una luna benevola la illumina e le buche non mi paiono poi così tante come all’inizio.
La vita mi reclama, il fiume del tempo deve proseguire.