Un pulsante rosso richiamava la mia attenzione su quella porta blu. Non c’era altro.
Un simpatico suono echeggiò e la porta si aprì lasciando intravedere un corridoio in penombra, ma comunque visibile.
Sul pavimento una striscia luminosa mi guidava verso uno scrittoio dove un libro aspettava la mia registrazione. Firmai ed entrai.
Una enorme stanza mi attendeva, piena di luci e di persone. Ovunque il brusio si perdeva e l’occhio non trovava il soffitto. L’effetto era strano. Un senso di grande affollamento, ma anche di serenità e di comunione. Mi sembrava di conoscere tutti e di ricordare ogni oggetto ed ogni colore.
Soprattutto i colori. C’era molto blu in varie sfumature, per lo più intense. Lampi rossi e gialli balenavano qua e la e ovunque un senso d’integrazione e studiato accostamento. Nessun contrasto era violento.
Mi fermai a lungo visitando anche le altre stanze e trovando continue sorprese. Non ricordo quanto tempo passò anche perché mi fermai con molte persone a chiacchierare. Non ricordo i nomi e neanche gli argomenti. Alcuni li conoscevo, altri no. Ricordo solo la sensazione d’euforia.
In un angolo della mia mente, una vocina mi chiamò per andare a mangiare. Fuori era buio. Un intero giorno era passato.
Diedi il logoff e spensi il computer.
Da due anni, torno ogni giorno in quel castello.