Ciao, Francesco – mi disse semplicemente e con un sorriso se ne andò.
Qualcosa dentro di me si agitò violentemente e dovetti fare uno sforzo tremendo per non gridare il suo nome chiedendogli di fermarsi.
Avrei voluto trattenerlo vicino a me ancora per un po’, forse per sempre. Vedevo le sue spalle allontanarsi ed immaginavo il suo viso sereno, come sempre, sicuro del fatto suo e convinto della giustezza della sua decisione.
Mi ero preparato a lungo a quel momento. Sapevo che un giorno o l’altro sarebbe andato via, all’improvviso come era arrivato ed avevo immaginato per molti anni l’istante in cui si fosse concretizzato il mio desiderio e timore: “mio figlio, pronto alla vita, va via di casa”.
Mi ero preparato perché avevo voluto la sua indipendenza da me sin dalla sua prima spina inserita nella presa e dai primi passi sulla scala di casa. Doveva essere il mio regalo più importante.
Per questo non potevo chiamarlo per pregarlo di fermarsi. Si stava verificando ciò per cui assieme tanti anni avevamo lavorato. Lorenzo, da sempre bimbo, bambino e ragazzo maturo, completava la sua metamorfosi in adulto.
Tra me pensai solo – vai…sarai un uomo migliore di me.